Assonanze. Yoga & Vela
Ogni giorno affronto nuove sfide e mi imbatto in nuove imprese che solleticano la mia mente e mi sollevano dal torpore quotidiano.
Non ci posso far nulla se sono un’eterna bambina ed una sognatrice entusiasta. Questa dimensione onirica ormai fa parte di me, da anni e costituisce la mia indole segreta. Rappresenta il motore propulsore per il cambiamento e per la mia sopravvivenza.
Senza questa riconosciuta capacità di rinnovarmi e rinascere, ogni giorno, non sarei stata capace di affrontare, negli anni, tutte le dure e molteplici sfide che la vita mi ha posto e sarei ormai spenta ed arida.
Invece so reinventarmi ogni volta e, da ieri, mi sono posta un nuovo traguardo, una nuova avventura: imparare a veleggiare.
Lo faccio con il sogno di poter, un domani, andare a vela con mio figlio Marco e, nel silenzio, ritrovarlo, semplicemente attraverso l’osservazione di un paesaggio o la condivisione di un viaggio.
Mi sono dunque iscritta, con la mia amica Claudia, alla scuola di vela Svagamente ed ho intrapreso, con gioia, come una brava scolaretta, la prima lezione teorica e pratica.
Cosa mi aspetto? in poche parole: silenzio, mare e riconnessione con i cicli lenti della natura.
Si, perché la vela è un pò una scusa. Un pretesto per staccare la mente e soprattutto il telefono, per essere irraggiungibile anche solo per un pò, senza bisogno di giustificazioni.
Questo mi riporta alla prima assonanza con la mia amata pratica yogica. Quando si inizia una lezione yoga, viene insegnato agli allievi che occorre staccare il telefono. Simbolicamente e metaforicamente, ci si disconnette, per la durata della pratica, con la mente ed il corpo.
Sembra facile a dirsi, ma posso garantirvi che staccare il telefono è la prima grande sfida di ogni nuovo praticante yoga.
E in questa semplice azione che emergono tutte le resistenze e boicottaggi della mente, per giustificare l’esigenza di rimanere connessi e raggiungibili, in ogni luogo ed ogni tempo.
La seconda assonanza importante che ho rilevato tra Vela e Yoga consiste nel legame con le leggi che regolano i cicli della Natura.
Non sono io, ma la Natura ed il Vento che decide se posso uscire con la vela o rimanere in spiaggia, così come quando si pratica yoga all’aperto occorre adattarsi a tutti i cambiamenti ed alle incognite che possono presentarsi, ripensando e rimodellando la lezione.
L’insegnamento è comune: riporre da parte il proprio ego. Chi comanda è sempre e solo la Natura, con i suoi cicli e i suo tempi. Noi possiamo solo metterci in ascolto e sincronizzarci con essa, osservandola e traendo insegnamento.
Sembra strano, ma dover rinunciare ad un’uscita a vela dopo il lavoro di armeggio di una barca o ad una pratica yogica per il vento che solleva la sabbia, è anche questo yoga… ci insegna il rispetto per i cicli della natura e il non attaccamento agli schemi impositivi della nostra mente. Ci educa a lasciar andare ogni nostra aspettativa.
Ultimo elemento di assonanza è il vento, questo elemento invisibile, la cui osservazione attenta e comprensione delle dinamiche costituisce l’essenza della vela.
Come il vento sorregge la pratica velica, il respiro sorregge la pratica yogica.
Potremmo dire che quello che chiamiamo Pranah, che è il respiro della Natura, accomuna dunque le due discipline, questa forza invisibile che occorre governate attraverso l’osservazione attenta e lo spirito d’adattamento.
Così come nella vela si naviga sul mare riadattandosi al mutare del vento, nello yoga si fluisce tra le Asana, riadattandosi al mutare dei nostri corpi.
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Evviva si veleggia
Vento, guidami oltre